Impicci Calderoni Torelle

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domenica 30 settembre 2012

Le provviste eterne delle nostre bisnonne

Avezzano (di Sessa Aurunca) era, ed è un paesino molto piccolo, ma la sua posizione geografica lo arricchiva di tante risorse, che agli inizi del secolo scorso andavano a sostentare le famiglie, riempendo le soffitte o le cantine.
La montagna che sovrasta il paesino, donava, perchè oggi non dona a molti, tantissimi frutti.
Tralasciando l'olio ed il vino che sono risorse sfruttate anche oggi, noi potevamo trovare nelle case della gente, anche l'uva nei mesi invernali, perchè si usava conservarla al naturale secondo vecchie metodologie, ormai estinte.
I fichi secchi, da mangiare soprattutto nei mesi gelidi, quando non c'erano a scaldare i termosifoni, e da usare per aromatizzare i dolci.
Castagne intrecciate e appese da mangiare sempre nei periodi che precedevano l'inverno, e da mantenere anche in estate.
Non tralasciamo le sorbe, raccolte e fatte maturare con tanta pazienza per gustarle quando erano belle molli e dolci. La montagna ne è ancora ricca, anche se per raccoglierne un pò bisogna addentrarsi nella macchia insidiosa e pericolosa, piena di calabroni, serpi e spine.
Naturalmente tante famiglie avevano 'il maiale', (meglio se di razza nera casertana), da crescere per le carni, e per tutta una serie di insaccati da mantenere per tutto l'anno appesi, a temperature piu' o meno stabili, come il 'capocollo', la pancetta, il lardo, i culatelli, e la salsiccia conservata rigorosamente nella sugna ricavata dallo stesso maiale che si cresceva. Dico meglio se di razza nera, perchè il maiale nero casertano, è un animale rustico, molto apprezzato per le sue carni, ed ha origine antiche, forse esisteva già nell'antica Roma, e lo si riconosce perchè non è di taglia grossa, non ha peluria, e la pelle è di colore grigio. Infine possiede 2 pretuberanze sul collo simili a mammelle che in dialetto si chiamano "sciucquaglie".
Quindi per ritornare al discorso delle provviste, si creavano nelle case delle camere-dispensa ricche di viveri, che oggi ci sognamo, perchè i conservanti e la tecnologia ci permettono di vivere anche alla giornata.
Ma la poesia del passato è unica, case suddivise su piu' piani, dove magari al piano terra ci viveva anche un mulo, galline sparse qua e là, 'scrocche' di pomodori 'invernini' ovunque, barattoli di salsicce sotto la sugna, cesti pieni di fichi secchi, funghi secchi e sott'olio, sorbe legate e appese su travi lasciate a maturare, rami di alloro e origano a seccare all'ombra, marmellate, conserve, pomodori secchi, olive in barattoli, e chi piu' ne ha piu' ne metta, olio, vino....(basta!) si potrebbe continuare all'infinito.
Queste erano le dispense di una volta.

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