Impicci Calderoni Torelle

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mercoledì 1 dicembre 2010

Pioggia e vento: mettono in ginocchio i produttori di olio

Sono 15 giorni che le condizioni meteo non cambiano nel nostro territorio massicano.
I forti venti, ora anche di libeccio, e le continue piogge, stanno ostacolando la consueta raccolta delle olive.
La soluzione ottimale sarebbe quella di montare un fitto impianto di reti sotto le piante così da bloccare in aria centinaia di olive, che altrimenti cadrebbero a terra.
Guardando su internet i costi non sono nemmeno così alti, si va dai 20 € ai 50 €, per reti da 6x4 a 8x8.
Chi vuole preservare le olive deve investire, almeno quel poco.
Nel 2010, anzi nel 2011 quei pochi produttori rimasti dovrebbero tirarsi su le maniche e cercare di creare lavoro intorno agli uliveti, per offrire a chi ne ha voglia: lavoro.
Le previsioni del tempo, non sembrano essere buone, uno spiraglio lo vedremo tra sabato e domenica.
Nel frattempo chi non ha messo le reti, potrà solo malidire la pioggia, e rimpiangere tutto il lavoro fatto durante l'anno.

domenica 21 novembre 2010

La Stramma: vecchia ricchezza delle montagne

Due parole vorrei spenderle anche sulla 'Stramma', precisamente Ampelodesmos mauritanicus l'incubo dei proprietari terrieri, che per tagliarla devono usare lame affilate e molto olio di gomito.

La Stramma, è una pianta della famiglia delle graminacee e ha il nome scientifico di Ampelodesmos Tenax. Sulle montagne di Avezzano cresce spontanea ed è abbondante, ha un apparato radicale fortissimo, ed è praticamente impossibile rimuoverla da dove si trova. Le sue foglie sono lunghe e taglienti, e se si toccano di striscio, posso provocare tagli o allergie cutanee.

Ampelodesmos mauritanicus stramma del Massico


Un secolo fa', i nostri bis nonni, sapevano trarre beneficio da questa pianta, ormai dimenticata. Sinceramente non conosco le fasi della lavorazione, ma sicuramente le lunghe foglie, venivano tagliate, trasportate in paese, ed intrecciate. Con gli intrecci si potevano creare spaghi, vere e proprie funi, cordoncini per legare gli alberi appena piantati ad un tutore, probabilmente canovacci, oggetti per la conservazione della frutta. Insomma una volta tutto era buono, nella povertà si usava tutto e di più per vivere al meglio con quel poco che si aveva. L'ingegno del contadino dell'epoca, che sfruttava tutto quello che poteva sfruttare, oggi non esiste più, e una pianta come la stramma, si è persa nell'indifferenza più totale.

Personalmente proverò personalmente a lavorarla appena avrò il tempo di farlo, e vi farò sapere.

venerdì 1 gennaio 2010

Non abbandonare le terre

Ci sarebbero diversi modi per non far abbandonare le terre del Massico.

Il motivo principale per qui le terre vengono abbandonate, è la mancanza di stimoli, di valorizzazione e naturalmente la poca voglia di fare un lavoro forse pesante e a volte poco redditizio.

Gli stimoli potrebbero essere parecchi. Se pensiamo ai grossi quantitativi di olio,vino e frutta che la sola zona di Avezzano - Sorbello potrebbe immettere sul mercato locale e nazionale. Roccamonfina esporta al nord le castagne, Avezzano potrebbe esportare il suo olio D.o.p. ottenuto dall'oliva Sessanella. Sui pendii di Avezzano si potrebbero piantare viti Falanghina e varietà antiche dimenticate, per una iniziale produzione di vino, se pensiamo che esistono aziende di Sessa Aurunca e Falciano che importano il Falerno in tutto il territorio nazionale, anche operando in una porzione di territorio ristretto.

Piu' i giovani emigrano fuori dai nostri territori, e piu' le terre rischiano l'abbandono!

Bisogna creare lavoro e prospettive, sfruttare le risorse che si hanno per andare avanti. Se si hanno delle risorse, queste vanno sfruttate e trasformate in lavoro e produzione. Quanti orti sono incolti. Quante case in campagna potrebbero ospitare galline, conigli, tacchini.

Naturalmente bisognerebbe creare una grossa comunità di persone pronte ad investire il proprio tempo, e la loro forza, e di queste persone c'è ne sono, ma lavorano solo per mantenere la terra, o perchè si deve fare,  e non per il futuro. Un domani che questi giovani, dovessero trovare lavoro fuori, allora nemmeno quelle poche mani che oggi cercano di produrre qualcosa andrebbero altrove, e l'abbandono sarebbe netto e totale.

Speriamo nel futuro