Nella terra dei miei nonni già sono presenti un paio di castagni, ma sono selvatici, e fanno dei frutti minuscoli, non proprio commestibili. Non so se prima c'erano castagni da frutto, e questi sono il risultato di un ricaccio sotto l'innesto, di eventuali piante morte in passato.
Sta di fatto, che quest'anno, spinto anche da qualcuno ho provato almeno a metterne a dimora uno.
Il vivaista aveva solo la varietà Bouche de Betizac, resistente al cinipide, quindi non ho avuto scelta.
Inutile per me andarmi a cercare varietà locali, anche perché non credo ve ne siano di particolari sul Massico, e poi non avendo un castagneto da difendere dalle varietà ibride, non mi sono posto il problema.
Almeno metto una pianta, che sicuramente non promuove il Made in Italy o sostiene varietà autoctone, ma non propaga il cinipide, che sembra essere arrivato ovunque, anche sui selvatici, inconsistenti del Massico.
Importante è espandere, innestare, consolidare spazi vuoti, o peggio incolti e semi abbandonati dei nostri terreni con varietà da frutto, antichi, inconsueti, particolari e dimenticati.
Il castagno è uno dei tanti frutti quasi dimenticati, almeno nella zona massicana, dove non esiste una cultura del castagno, ma sicuramente è esistita secoli fa, ed esistono le prove, se diamo un'occhiata ai tanti selvatici presenti addirittura sull'Appia in località Camerelle.